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SUL MATRIMONIO

In sintesi…
E' una realtà sotto gli occhi di tutti che tuttora da noi moltissima gente si sposa o cerca di costruire rapporti stabili e duraturi, ma che è molto raro all'atto pratico che questi tentativi sopravvivano a un numero sempre più limitato di anni. Senza volerne fare un modello, dunque, può essere interessante ragionare anche su come funzionano i matrimoni presso altri popoli (secondo l'idea corrente anche culturalmente) meno “sviluppati” di noi che riescono in genere a farli durare a lungo.
In ogni caso penso ci siano alcuni punti fondamentali che valgono un po' ovunque come il superamento della visione romantica che crea aspettative illusorie; l'accettazione del fatto che l'amore è solo una componente e non l'unica sostanza del rapporto; una chiara consapevolezza ed accettazione dei ruoli reciproci - e non solo sulle cose pratiche - dell'uomo e della donna; una interiorizzazione dell'importanza del vincolo unita ad una certa maturità che diano insieme la capacità di aver pazienza e saper aspettare, vedere i diversi momenti come sono, piacevoli o meno, e lasciarli passare. Ed anche un contesto socio-culturale che aiuti a non sentirsi costantemente in pista per il successo nella gara egoico-sessuale generale che caratterizza la nostra società consumistica con il suo culto dell'immagine.

(versione PDF)

I Nell'Occidente moderno, negli ultimi secoli, si è diffusa una visione del matrimonio (e di qualsiasi rapporto che includa insieme sesso, sentimento e convivenza tra un uomo e una donna) che, più ancora che basata, è teoricamente sostanziata dell'idea di “amore”.
Una visione romantica, sentimentalista. Il matrimonio sarebbe così l'estensione di una storia d'amore, o di un innamoramento, a tutta la vita, anche (seppure spesso ormai senza la dovuta considerazione) ai suoi aspetti materiali e strutturali. Un ingigantimento di tale storia fino ad un'idea di “per sempre”.
I presupposti di una tale visione sono storicamente il romanticismo ottocentesco, l'ascesa del potere femminile esplicito e della corrispondente visione delle cose, ed il cinema (a partire da quello di Hollywood) come principale sorgente di miti e immaginario nella cultura moderna, omologante e consumistica.
L'idea è in sostanza che un rapporto che contenga attrazione e sentimento debba essere un continuo, infinito corteggiamento; che i comportamenti reciproci debbano continuare, ben oltre la fase iniziale, ad essere quelli del corteggiamento. Ed è ormai tanto radicata questa visione - non altro che una grande illusione - che qualsiasi cosa sia meno di ciò viene presa come una sorta di offesa, una specie di dichiarazione di svalutazione da parte del proprio partner. Questa pretesa di corteggiamento infinito è tipica delle donne moderne e cittadine ed è in sostanza una pretesa di mantenere non tanto il rapporto in sé, quanto la situazione di vita che questo crea e che a questo si accompagna, in una perpetua immaturità. Anzi, è, più profondamente, la pretesa che proprio il rapporto possa essere lo scudo che protegge dal destino necessario della vita di evolversi in maturità e realismo. Questo destino viene magari accettato, e perfino abbracciato con entusiasmo, per quanto riguarda il lavoro e la carriera (anche qui con finalità di autogratificazione), ma deve al tempo stesso lasciare intatta l'oasi compensativa del sogno, nel quale ci si può ancora godere il proprio ruolo passivo. Il rapporto deve farci sognare, anzi, deve essere il sogno nel quale viviamo, e questo sogno deve gratificarci costantemente: non sia mai che proprio da questo sogno o da colui a cui è affidata la parte di mantenercelo in vita così come ci piace, debba venire l'indicazione che la realtà è un'altra.
Non a caso molto spesso l'idillio finisce proprio quando si realizza ovvero quando si comincia a vivere insieme entrando quindi in un rapporto reale.

Molto più saggio da questo punto di vista è l'approccio al matrimonio che avevano e che hanno le culture tradizionali, e con ciò si dovrebbe quantomeno ridimensionare lo scandalo che viene spontaneo a tante persone di mentalità e valori moderni e progressisti quando pensano al matrimonio combinato come usa tuttora in India, in molte altre parti del mondo e come era anche da noi fino a diversi decenni fa.

In realtà, a guardar bene, il fatto che un matrimonio funzionerà bene o meno dipendono essenzialmente dalla presenza di alcuni presupposti di fondo:

- Le due persone devono essere un uomo e una donna, un maschio e una femmina. Il fatto che siano maschio e femmina di base li porta comunque ad avere un certo tipo di attrazione e di attitudine comportamentale reciproca. Uomini e donne, prima ancora di scegliersi come particolari individui, sono comunque naturalmente attratti come maschi e femmine. Non ci si sposa né ci si rapporta sessuo-affettivamente solo perché si è trovata quella particolare “specialissima” persona, ma ancor prima perché già a monte c'è qualcosa in noi che cerca comunque un partner. Se due persone di sesso opposto si trovassero da sole sulla classica isola deserta, presto o tardi (ma credo presto) si rapporterebbero comunque sessualmente (e nel senso più ampio e completo del termine) chiunque siano. Questo per dire che c'è di fondo una base fisica ed energetico-psicologica che già di per sé funziona e che fa molto quando insieme comunque ci si sta e ci si deve stare. Ma naturalmente il fatto che le due persone siano maschio e femmina significa qualcosa anche ad un altro livello: implica - o almeno lo dovrebbe - la consapevolezza che il loro mutuo rapportarsi avviene attraverso ruoli e posizioni reciproche. L'impegno reciproco non è identico nella forma da una parte e dall'altra, il rispetto neppure lo è: lo è nel peso, nella densità, se vogliamo, ma non nella forma. L'uomo rispetta la donna come la sua donna e la donna rispetta l'uomo come il suo uomo: non è che si rispettano solo e semplicemente come persone o come individui. Quello vale per le altre persone, ma tra i due coniugi c'è qualcosa di molto peculiare, complementare, reciproco, equilibrato/dinamico, ma non paritario nel senso piatto del termine. C'è equilibrio, c'è riconoscimento di ugual valore, c'è massimo rispetto, non c'è dominio, non c'è sfruttamento, non c'è umiliazione, ma non c'è parità. La consapevolezza ed il riconoscimento di ciò - e meglio ancora se in modo istintivo, interiorizzato piuttosto che teorizzato - è parte dell'essere un uomo e una donna, maschio/femmina, parte integrante di ciò. Questa è la prima cosa.

- In secondo luogo c'è bisogno di un impegno reciproco forte, vincolante. C'è bisogno che, oltre ad un rispetto profondo per il coniuge, ci sia grande rispetto anche per il legame stesso che si è scelto di stabilire. In altre parole bisogna che l'eventualità di poter seriamente pensare a sciogliere il matrimonio debba essere molto remota: solo in caso che davvero ci si stia inutilmente rovinando la vita solo per paura di cambiare situazione o di perdere qualche pur velenosa sicurezza. In casi estremi certo che bisogna tagliare e chiuderla lì, ma è altrettanto importante che ciò sia solo un pensiero remoto, un'eventualità lontanissima, alla quale non si pensa. È importante che si consideri normalmente il proprio matrimonio come indissolubile, come fisso di fondo, sia nella sostanza che nelle modalità di vita. Anche per questo i matrimoni funzionano meglio nelle società tradizionali: perché la possibilità di un divorzio è gravata da una forte stigma sociale che fa sì che davvero vi si ricorra solo in casi che davanti agli occhi di tutti risultano insopportabili. Questa è la seconda cosa.

Ma prima di passare oltre vorrei sottolineare anche un altro aspetto della “fissità ” del matrimonio secondo la concezione tradizionale, sia come cosa in sé - in principio indissolubile - sia nei modi in cui vive al suo interno. È importante notare che in questo modo si dà una forma definita e - una volta ottenuta - definitiva all'aspetto sessuo/affettivo della propria esistenza. In una società tradizionale si arriva al matrimonio secondo percorsi abbastanza precostituiti e collaudati, tali da permettere di arrivarci con una certa sicurezza e facilità, come ad una cosa fondamentalmente accessibile a tutti. C'è una sorta di linguaggio riconosciuto; l'accordo tra famiglie in vece di figli che forse non si sono mai visti prima è un caso limite (per il quale personalmente non ho simpatia e che decisamente condanno nel caso in cui la decisione venga imposta), ma la necessità di determinate forme e modalità conosciute e riconosciute, in cui anche altri membri della famiglia o persone vicine hanno una parte e una voce in capitolo, per arrivare alla proposta di unione tra due persone è sempre stata una consuetudine generalizzata, che ha un suo aspetto di saggezza, tanto che dove, come nell'Occidente moderno, queste cose sono saltate, c'è una grande confusione nella quale regna sovrana l'apparenza e la superficialità, insieme naturalmente alla preponderanza dei segni esteriori di successo e ricchezza, dei simboli legati alle mode (ed alle strategie commerciali e propagandistiche che gli stanno dietro) come elementi decisivi che determinano la scelta del partner. E comunque, anche da noi, poi in realtà, delle forme definite ci sono lo stesso e ne si è, spesso inconsciamente o in modo dissimulato, sempre alla ricerca.
Inoltre, in un mondo in cui le forme del rapporto matrimoniale sono chiaramente definite, c'è la possibilità, una volta sposati, di rilassarsi quanto a questo: un partner sessuo/affettivo ed un/a compagno/a di vita è a questo punto qualcosa di acquisito e non bisogna comportarsi come se se ne fosse perennemente alla ricerca. In genere si portano anche segni esteriori che avvertono gli altri che si è già sposati. È chiaro che insieme a questo va il fatto che gli sposi possono rapportarsi reciprocamente per quelli che sono e non, appunto, inventarsi un corteggiamento senza fine come se stessero sempre a raccontarsi una storia che può essere solo introduttiva. Ma un risvolto di tutto ciò forse anche di più vasta portata è che questo aiuterebbe finalmente a ridurre la esagerata - e tuttavia sempre crescente - erotizzazione della vita sociale e - in modo più o meno sfumato - di ogni tipo di comunicazione tra i sessi.
Questa dilagante erotizzazione - che coinvolge tutto, da ciò che è più evidente come le pubblicità o l'abbigliamento a ciò che lo è meno come il linguaggio, il modo di parlare e perfino il modo di competere - può sembrare anche eccitante a qualcuno - ed in effetti quello è proprio il suo scopo - ma è un elemento di confusione ed instabilità nella vita di ognuno, di enorme spreco di energie psicologiche e mentali ed è sopra ogni altra cosa il motore sul quale viaggiano spediti il consumismo e quindi la distruzione dell'ambiente, del pianeta, l'accelerazione dei ritmi di vita e la continua crescita di competitività tra le persone, per non parlare della fondamentale inconsapevolezza di sé.
Una visione ed una pratica più “tradizionaliste” (o neo-tradizionaliste) permetterebbero di assegnare un posto e delle modalità di realizzazione all'aspetto sessuo/affettivo della propria vita. Permetterebbero a tutti di godersene la propria “parte” e di accontentarsene, ed anche di non essere schiavi di questo tipo di ricerca per tutta la vita:.... e di rilassarsi un attimo quanto a questo, anche.
Non necessariamente questo necessario “rilassamento” comporterebbe una forma di abbrutimento nel relazionarsi reciproco (come si vedrà subito qui di seguito). Al contrario, va invece chiarito che il terrore che di solito le donne hanno per questa “normalizzazione” nella comunicazione e nel rapporto, insieme alla paura, legittima, di esser “date per scontate”, è di fondo il rifiuto di perdere il ripetersi della gratificazione di essere trattate come degli esseri unici, specialissimi, preziosissmi (come avviene nel corteggiamento) e di continuare a poter trarre da ciò il potere di pretendere di diritto tale rinnovate soddisfazioni e di ricatto minacciando l'abbandono dato che la definizione dell'unione non deve mai arrivare a compiersi , rimanendo sempre in una fase iniziale, sempre in forse.

D'altra parte non va dimenticato che il motore centrale in ogni rapporto ravvicinato tra un uomo e una donna - e dunque, quantomai nel matrimonio - è il sesso. Per cui un elemento che non va mai trascurato per il benessere di questa unione è la consapevolezza dell' importanza di questo aspetto: il sesso deve essere praticato in modo vivo, forte e vale la pena fare attenzione a ciò che lo rende tale. Ed allo stesso modo, la cura del proprio aspetto non va dimenticata perché “tanto ormai, siamo sposati…”. Pur senza cadere nella pretesa della “seduzione infinita”, neanche bisogna dimenticare che ciò che ci porta insieme è l'attrazione sessuale, e, ignorare questa realtà, sarebbe un po' come pretendere che un'auto continui a camminare senza mai metterci benzina. Sarebbe stupido. Ma non per questo bisogna pretendere che il matrimonio conservi lo spirito dell'”avventura”: si tratta anche qui di consapevolezza e di cura, anche se di un tipo un po' particolare…

- In terzo luogo e nella cornice data di posizioni reciproche chiare tra uomo e donna e di tendenziale indissolubilità dell'unione, è altrettanto importante la consapevolezza e l'intelligenza di capire che, se questo rapporto dovrà durare tutta la vita (o comunque molto a lungo) e dovrà coinvolgerne moltissimi aspetti, ci conviene fare attenzione a che ci siano i presupposti prima ed i comportamenti dopo tali da far sì che entrambe le persone ci vivano bene dentro questo “contenitore”. Per cui direi che:
a) È importante arrivarci conoscendo sé stessi, e per questo credo sia tanto una buona cosa che il matrimonio sia una cosa fissa e ben definita, quanto che prima ci sia una certa libertà di fare le proprie esperienze, che si siano vissute anche altre forme accettabilissime di rapporti sessuo/affettivi, come ad esempio quello che definisco altrove di “compagni di sesso” (vedi Sui rapporti di coppia). Accettabili, tuttavia, sempre e solo mantenendo la chiarezza e la correttezza reciproche come base. Bisogna sapere quali sono i requisiti irrinunciabili che per noi una persona deve avere perché possiamo essere contenti di starci e di rimanerci insieme - essendo al tempo stesso consapevoli di quali aspettative realisticamente possiamo permetterci, oltre alla nozione generale che, semplicemente, tutto tutto non si può avere. Quindi, prima di prendere un impegno con una persona, dobbiamo sapere se quella persona ha almeno quelle due o tre caratteristiche alle quali sappiamo, alla lunga, di non poter/voler rinunciare, siano queste fisiche o caratteriali o quant'altro. Detto in altre parole, più limitate, ma anche più concrete, diciamo che, di base, è chiaro che le due persone si devono piacere sia fisicamente che a livello di simpatia e di compatibilità caratteriale: questo è normale che ci voglia (anche se da qui al famoso “amore”, e specialmente al cosidetto “amore vero” ce ne corre), ma credo sia sufficiente quella impressione immediata che si ha a prima vista..... e poi il resto verrà, sempreché ci siano le giuste condizioni di fondo nel giusto approccio al rapporto.
b) Inoltre, una volta che siamo insieme o sposati, dobbiamo capire quali sono i comportamenti, le forme di comunicazione, sia nel bene che, dove necessario, nel male, che aiutano il nostro rapporto e la nostra convivenza e scegliere di comportarci di conseguenza. Bisogna curare questa relazione senza dare per scontato che sarà un bene solo perché c'è. Dobbiamo sapere che può essere tanto una fonte di felicità, di soddisfazione ed energia per noi quanto un veleno che ci può uccidere e rovinare le giornate una dopo l'altra cioè la vita e che questo dipende dal fatto che sia o meno una situazione positiva per entrambi, ma positiva nel senso della crescita, non nel senso di proteggerci dalla realtà. Naturalmente ci vuole il modo giusto di arrivare a questo e deve essere adatto alle persone specifiche coinvolte: è necessariamente una pratica, nel senso buddhista, una cura continua a mille piccole (e non solo piccole) cose, come nel lavoro del giardiniere o di chi lavora con delle piccole piante spesso fragili e delicate, e in trasformazione, molto sensibili, suscettibili. Ma bisogna distinguere nettamente la differenza tra questo e la pretesa dell'infinito corteggiamento. In questo secondo caso si tratta di qualcosa che si basa sulla ricerca di gratificazione egoica - e che quindi non può mai trovare soddisfazione. Qualcosa che, per ottenere la sua insoddisfabile pretesa, fa leva sul continuo ricatto della separazione. Al contrario, nella cura continua della pianticella del proprio rapporto in quanto marito e moglie ( e non tra fidanzatini magari ultradecennali) il senso della misura e la capacità di contenere le proprie pretese ed aspettative rispetto all'altra persona è un elemento essenziale (il che è ben diverso dal fare l'errore a monte di unirci ad una persona che mostrava fin dall'inizio di non poterci dare ciò che volevamo). Ed il fatto che il rapporto sia tra marito e moglie significa che sono presenti e riconosciuti i due punti fondamentali ovvero che ci sono dei chiari ruoli reciproci e che la durata e la tenuta dell'unione non è un optional, ma è un impegno. All'interno di questo quadro - dal quale consideriamo fermamente di non voler uscire - se ci occupiamo di mantenere in buona salute la nostra relazione, non lo facciamo né in modo affrettato e avventato né per mantenere dei nostri trip egoici o delle nostre proiezioni, ma proprio per vivere bene noi in una situazione nella quale dovremmo rimanere comunque. Per poter far questo e saperlo fare bene il rapporto si deve necessariamente trasformare in un campo nel quale coltiviamo la nostra attenzione, la nostra consapevolezza, la conoscenza di noi stessi e dell'altra persona con cui stiamo e non solo come individui, ma, ancora una volta, come maschio e femmina reciprocamente legati.

Questa non direi neppure che “è la terza cosa”: ha pari importanza delle altre due, ma solo una volta che le prime due siano date, perché altrimenti si crea una grande confusione. Il che è appunto ciò che succede oggi: con l'aumento di potere da parte delle donne l'elemento di attenzione al rapporto, della qualità di questo, della consapevolezza di sé stessi e dell'altro/a, con ciò che comporta quanto al rispetto, al riconoscimento delle specificità di genere ecc.... vengono valutati come forse mai prima (il che sarebbe di per sé sacrosanto), ma purtroppo in un quadro nel quale - come spesso è successo nelle vicende della modernità - si è voluto buttare il bambino insieme all'acqua sporca. Senza la cornice di chiarezza quanto a ciò che sono reciprocamente l'uomo e la donna e di ciò di cui vive la loro unione permanente, l'attenzione a ciò che di più mobile e sottile gli si muove all'interno nei fattori più impalpabili del rapporto rischia di diventare - e diventa - soggetto all'arbitrio delle aspirazioni narcisitiche ad una gratificazione senza fine che si arresterà solo quando (a causa dell'età o dell'esaurimento) non ci si potrà più permettere neanche di sognarla.

- Come ultimo punto importante per il matrimonio direi che ci devono anche essere i presupposti nelle condizioni materiali economiche da cui si parte tali da poter garantire un livello di vita adeguato alle proprie aspettative per una vita insieme dalla quale facilmente potranno anche nascere dei figli. Ognuno ha livelli diversi di aspettative minime, anche se, inquadrando questa riflessione sul matrimonio in un'ottica più ampia, il discorso sull'importanza di una vita semplice e non consumistica vale sempre e comunque, come vale la non accettabilità di livelli di consumo tali da sostenere la distruzione del pianeta. Ma, una volta ribaditi questi limiti, è comunque vero che un matrimonio è anche una unità economica alla quale entrambi gli elementi della coppia poi sono legati. Dunque va anche riconosciuta e rispettata (entro limiti ragionevoli e sostenibili) una certa particolare necessità della donna quanto a condizioni sufficienti di comodità e sicurezza sia per sé stessa che per i figli ovvero va accettato il fatto che l'elemento di quale prospettive il matrimonio apra dal punto di vista economico-materiale abbia la sua importanza nella scelta da parte della donna (quantomeno parlando di un contesto tradizionale in cui ella si occuperà soprattutto della cura della casa e della famiglia) .

Credo che, se questi elementi basilari sono presenti e sono tenuti nella giusta fondamentale considerazione, ci sono in realtà tutte le condizioni per cui, col tempo e con pazienza (ma anche abbastanza presto) nasca quella intesa, quell'affezionamento e quel sentimento (che lo si voglia chiamare amore oppure no francamente mi interessa poco)
che fa sì che il matrimonio possa durare a lungo e bene e che (e questo è ciò che più conta) sia elemento di sostegno e stabilizzazione per la vita di entrambi i coniugi e non elemento di disturbo e confusione difficilmente conciliabile con tutti gli altri aspetti della loro esistenza e spesso con una serie di proiezioni ed aspettative irrealistiche.
Direi, anzi, che in questo modo il matrimonio diventa anche un elemento positivo di benessere e stabilizzazione per la società nel suo insieme, considerando che quasi tutti, presto o tardi, cercano un'unione stabile.


Credo sia importante una volta di più sottolineare che tra questi basilari presupposti di fondo, l' “amore” non figura. E direi di più: che, mentre molte cose che potremmo ascrivere alla dicitura “amore” possono vivere in modo durevole nascendo e crescendo gradualmente da tali presupposti, altrettante cose a cui siamo soliti applicare la stessa etichetta, in mancanza della giusta considerazione per questi elementi di fondo, con ogni probabilità saranno le stesse che distruggeranno presto e renderanno impossibile la continuazione di un rapporto, pur apparentemente nato sotto i migliori auspici sentimentali.

La cosa può anche essere detta in altre parole: in sostanza credo che il fatto stesso che si sia un uomo e una donna che:
- a prima vista si piacciano (fisicamente, ma anche che intuiscano un'affinità; non c'è davvero bisogno di conoscersi, tanto per conoscersi davvero bisogna vivere insieme e ci vuole molto tempo - e il risultato sarà probabilmente comunque “lo credevo diverso” ;
- vogliano comportarsi con reciproca correttezza;
- abbiano una consapevolezza di cosa significa (in termini di ruoli, di posizioni reciproche e di rispettive energie) essere maschio e femmina uno verso l'altro nella vita insieme;
- abbiano una concezione del matrimonio come un legame che deve comunque essere mantenuto (tranne ragionevoli casi estremi e non con uno spirito eroico e di sacrificio, ma di pazienza, di tolleranza e di saggia fiducia nell'effetto trasformatore del tempo)…
… sia sufficiente a far funzionare e far durare un rapporto ed anche in modo soddisfacente per entrambi - posto che a ciò aiutino anche sufficientemente le condizioni materiali. Senza bisogno di troppe complicazioni psicologistiche e di proiezioni egoiche sotto spoglie sentimentaliste. Naturalmente, semprechè anche le nostre aspettative non siano sproporzionate rispetto a quanto la vita ed i rapporti possono dare.




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