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ACCONTENTARSI

Accontentarsi è non solo la chiave per una tranquillità interiore, ma anche una condizione necessaria per la pace, la sostenibilità ed una certa armonia globale.
Sul piano della vita individuale e relazionale (tra individui) basta volerlo capire ed è abbastanza evidente fin da quando siamo giovani che se cercheremo sempre di ottenere tutto ciò che vogliamo al meglio possibile e poi ancora più al meglio, la ricerca non avrà mai fine, non potrà darci in fondo che una condizione di frustrazione permanente (e qualche effimera - forse anche patetica, se vista in quell'ottica - soddisfazione) e ci metterà inevitabilmente spesso in conflitto e competizione con i nostri simili. Al meglio non c'è fine, per cui il meglio-meglio non lo avremo mai. E, se tutti vogliamo il meglio a tutti costi, la guerra è molto vicina.
Sul piano della vita sociale e del sistema economico la capacità e la disponibilità ad accontentarsi sono condizioni necessarie per la sostenibilità: saper stare dentro i limiti che permettono anche agli altri esseri umani e non umani di vivere decentemente, dentro limiti che non inneschino meccanismi sproporzionati per una specie vivente nel contesto del pianeta pregiudicandone così il funzionamento naturale e sano.

Purtroppo l'incapacità e il rifiuto di accontentarsi è precisamente l'atteggiamento mentale sul quale si regge il sistema consumistico, competitivo e distruttivo oggi imperante: se sapessimo riconoscere ciò di cui abbiamo bisogno e che ci è sufficiente per vivere bene e sapessimo esser soddisfatti con ciò, non saremmo più consumatori nel senso che serve all'economia attuale basata necessariamente non sull'utile ma sul superfluo. Al sistema produttivo attuale è indipensabile che i consumatori (ex-cittadini, ex-ex-esseri umani) siano sempre incantati dalla promessa di soddisfazione contenuta nella pubblicità dei prodotti (pubblicità fatta non solo in spot e cartelloni, ma anche dagli stessi acquirenti, una volta che possono sfoggiare i propri oggetti con tutta la simbologia psicologica e culturale in essi contenuta) ma che mai la raggiungano questa soddisfazione. Occorre al contrario che la promessa si trasformi in un senso di mancanza, di insufficienza rispetto ai modelli immaginati, perchè il giorno che davvero una tale soddisfazione si potesse cogliere, il mercato, la produzione, il consumo (e con ciò lo “sviluppo”) non potrebbero procedere al ritmo crescente che gli è strutturalmente necessario. Il capitalismo avanzato attuale, infatti, non puo' rimanere statico neanche a livelli alti di consumo, ma ha bisogno di crescere senza fine (e senza, evidentemente, considerazione dei limiti naturali posti dall'ecosistema planetario). È per questo motivo che la capacità di accontentarsi diviene un elemento destabilizzante per il Sistema e di salvezza per gli esseri viventi.

Ma, al di là di tutto ciò, c'è un livello più profondo che sta dietro alla capacità di accontentarsi, di esser contenti con ciò che si ha (e, tutto sommato, forse, anche di ciò che si è): è il saper vedere la bellezza della vita ed il suo valore in quanto tale, al di là e prima di ciò che ci porta, di ciò che ci piace e che non ci piace. E' saper vedere lo sfondo dietro le immagini del film che gli scorre sopra, con le sue scene ora tristi, ora appassionate, ora noiose, ora piene di suspence; vedere questo sfondo comune a tutte le esistenze, vedere come esso le abbracci e le comprenda, sapere che arriva molto più in là di noi ed esser contenti per il fatto in sé che anche le diverse storie della nostra vita vi stiano trascorrendo sopra.

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